Mi colpisce questa frase, così semplice e così vera. Forse è proprio questo che fatichiamo ad accettare, che cioè l’appartenenza originaria dei nostri cari non è nostra, ma Sua! Essi sono Suoi! Questo però non ci porta via nulla, né a noi né a loro; anzi, è proprio quell’appartenenza nativa di tutto e di tutti al Signore che si rivela la migliore garanzia che ci possa essere per noi, per loro e per il mondo intero.
Signore,
venga il tuo regno! Poni un seme del tuo regno nel mio cuore, nella mia casa, nel mio paese, nella tua chiesa, nel cuore di ogni bambino, nella mente di ogni giovane. Signore, aiutami a credere che il tuo regno è presente, che è vivo, e per questo può restare nascosto, piccolo, perché anche nella notte cresce, perché è il tuo regno, ti appartiene, sei tu che te ne prendi cura. È la forza del tuo Spirito che lo guida, il Tuo figlio lo annuncia, lo porta, gli dona il volto e il cuore, la vita.
I Nostri Morti
I nostri morti sono “nostri”, ma appartengono al Signore.
Fino a poco tempo fa questa verità impediva la loro cremazione.
Oggi si crede che non si ruba niente al Signore, e neanche al morto, con la cremazione, perché si crede che l’appartenenza a Dio è più forte di ogni cosa, e che solo Dio è la vita dei nostri defunti. Ma… ci siamo noi… che abbiamo bisogno di aiutare la nostra fede, abbiamo bisogno di aiutarci a vivere una relazione con la morte, e con i nostri cari, che sia nella verità. Quindi: il distacco da essi, la nuova dimensione nella quale relazionarci con loro, la lontananza infinita, il riposo di cui hanno diritto, la stessa loro appartenenza totale a Dio… il loro silenzio e il loro nascondimento…
Pertanto abbiamo bisogno di separarci da loro, di consegnarli, di “portarli in un posto”, di “poterli andare a trovare”. Portarli in Chiesa, vederli partire, saperli in un Cimitero, che per noi è un Camposanto, andarli a “visitare”, pregarli, pensarli con Dio…
Un Sogno
Sogno un mondo dove gli uomini si fidano gli uni degli altri. Lo sanno fare perché sulle loro labbra non ci sono le bugie e nei loro cuori non c’è l’ipocrisia. Non hanno paura dell’altro, perché la verità è la misura del loro pensare, del loro agire, del loro amare. Sono liberi e per questo sanno sorridere. L’altro è loro amico perché dona verità, porta verità, è verità, come Dio.
Parrocchie di Longarone, Fortogna, Igne ed Ospitale di Cadore, 2012