Si direbbe un testo che descrive la situazione di oggi, e invece è il promo scritto di don Gabriele pubblicato sul Bollettino di Longarone nel 1976. Lo lasciamo in sospeso su una domanda su cui è bene non sorvolare.
Paura, timore, dubbi, interrogativi si presentano davanti agli occhi attenti alla realtà che ci circonda, negli ultimi tempi.
Ricerca affannosa, per trovare a tutti i costi un colpevole dei disagi che stanno turbando la nostra vita, i nostri pensieri, il nostro benessere. Pensavamo di es-sere arrivati, ed invece ci si accorge che dobbiamo ricominciare da capo.
Ci sentivamo sicuri, padroni, ci sembrava di aver tutto nelle nostre mani, ed ora tutto ci sfugge; ciò che, con tanti sudori, con tanto orgoglio, avevamo conquistato, tutt’un tratto, lo stiamo perdendo.
In ogni momento sorge dentro di noi un interrogativo: «Dove andremo a finire?».
Sconvolgimenti economici, che nessuno è più capace di controllare; delinquenza, così diffusa e crudele, da far tremare l’opinione pubblica; scandali che fanno perdere quella poca fiducia che gli uomini avevano uno dell’altro; intolleranza tanto violenta, così nemica della libertà, estesa ad ogni livello, da chiedersi se per gli uomini c’è ancora possibilità di comprendersi.
Questa la realtà che ci circonda.
Come controparte: una apatia, un disinteresse, una sfiducia, un lasciarsi vivere, uno star a guardare, un «si salvi chi può».
Tutte cose degne di un popolo smidollato, rassegnato, disposto ad accettare tutto ciò che può arrivare, mascherando la propria incapacità, la propria mancanza di forza e coraggio, con un falso concetto di libertà.
Ci siamo fatti dei, ed ora ci accorgiamo di essere indifesi e senza sostegno.
Abbiamo rifiutato il Dio della vita, e la nostra vita sta diventando sempre più triste.
Ci siamo sentiti padroni, ed ora ci accorgiamo di non riuscire più a comandare.
Abbiamo rifiutato i comandamenti di Dio, per darci noi delle leggi, e facciamo ogni giorno l’esperienza che le nostre leggi portano, troppo spesso, solo ingiustizia, morte, disperazione.
Abbiamo fatto dell’uomo un dio, e adesso è proprio l’uomo l’idolo che ci fa più paura, che più semina morte e distruzione nel mondo.
L’uomo sembra essere in questo momento il più terribile nemico dell’uomo.
Sorge spontanea una domanda.
Quando, il Dio della vita, il Dio padre di Gesù Cristo, dice: «Chi osserva i miei comandamenti sarà benedetto», non dice forse il vero?
«Chi confida nell’uomo sarà maledetto!» dice ancora Dio.
Non stiamo forse facendo la tremenda esperienza che tutto ciò è terribilmente vero?
Se questo è vero, quali le conseguenze?
don Gabriele