Chissà se, adesso, don Gabriele sarebbe disposto a sottoscrivere questi pensieri? Certo, ci sarebbero diverse cose che si possono dire meglio o in maniera formalmente più corretta; eppure ci sono motivi per pensare che la freschezza cristallina che emerge dalla lettura di questa pagina, sarebbe ancora in grado di commuovere il suo cuore, oltre che il nostro.
Strano ma vero, Signore, questa sera vorrei regalarti la mia gioia. A volte mi penso così nella gioia da dubitarmi incosciente. Non ho bevuto, lo sai bene, ma qualcosa dentro di me mi parla di pace e mi dona serenità.
Non dimentico i miei peccati, ma quando sono davanti a te non bastano per rattristarmi. Ho tanti amici, Signore, e conosco molti dei loro problemi, tante delle loro sofferenze mi sono note, eppure, mi giro attorno senza abbattermi.
Una volta tanto, Signore, accetta la mia gioia.
È ridicolo perché la mia gioia sei tu, ma tu, lo stesso accetta la mia gioia. Mi rende contento il desiderio di gioia per gli altri e anche mi appaga la mia possibilità di condivisione delle sofferenze.
Forse proprio perché mi sento libero, mi pare che tutto mi appartenga senza il bisogno di dovermi aggrappare.
Chissà cosa stai pensando di questo prete un po’ matto!
Io sto pensando a te. Ti vedo sorridere, mi guardi, ed io a fermare la penna nel desiderio di metterla nella tua mano.
E tu a dirmi che scrivi solo nei cuori, e tu presente mentre mi fai capire i tanti cuori con i quali sei impegnato.
Come vorrei accompagnarti in giro per il mondo questa sera per partecipare al tuo dono. Mi piacerebbe venire con Te, Signore, casa per casa da coloro che conosco, e poter dire “ci sono anch’io”. Ma poi mi piacerebbe essere silenziosamente presente all’incontro con ognuno di loro e sentire le tue parole e vedere la loro risposta.
Quando mi porterai al cuore di quell’anziano che tu e io conosciamo e del quale spesso parliamo? E nel cuore di quel giovane di cui ti parlavo ieri sera? Non sto a elencarteli tutti perché già te ne ho parlato e tu li conosci bene.
Loro, la mia gioia quando sono con te! Ti ripeto, Signore, prendi la mia gioia questa sera perché sono sicuro che nelle tue mani non mi andrà perduta, non avrà fine, sarà piena.
Capisco che ti devo lasciare andare solo, ma tu non arrabbiarti se resto fuori dalla porta ad aspettare. Accetta la mia attesa come segno di affetto e quando ritorni degnati di uno sguardo di condivisione. Non avrò atteso per niente e la tua azione sarà la mia consolazione. Anche questa è gioia tua che hai voluto regalarmi perché potessi amare a nome tuo.
Grazie di quello che posso donarti.
don Gabriele
Dalle parrocchie di Cencenighe e San Tomaso, 1996