Costruire
L’uomo o costruisce o distrugge.
La libertà è il terreno della disponibilità.
Liberare un terreno per piantare.
Liberare una casa per abitarla.
Liberare la mente per “applicarsi”.
Liberare il tempo per dedicarsi.
Liberare sé stessi per vivere.
Liberare la strada per andare.
Liberare il cuore per renderlo accogliente…
Signore quando fingo di non vedere mi si imprime nella mente il “non-visto”, soprattutto se il “non-visto” è un fratello. Quando passo dall’altra parte della strada divento tanto “pesante” a me stesso. Quando non metto nella cavalcatura il mio prossimo, mi sento io cavalcatura. Quando non mi fermo, passo oltre, perdo la direzione del mio cammino, la gioia del mio viaggio. Signore, fermati! Il tuo passarmi accanto mi faccia incontrare la tua compassione. Abbi cura di me, fascia le mie ferite, raccoglimi, portami al sicuro, e non dimenticarti di tornare. Sii il mio prossimo, perché possa essere il tuo prossimo.
Volete andarvene anche voi?
Per poter accarezzare, abbracciare, servire, sono necessarie le mani slegate, prive di catene. Come per le mani anche per la mente, per la volontà, per i piedi, per il cuore. Sono io che decido il bene che posso fare, la strada che voglio percorrere, le persone con le quali andare, delle quali mi voglio fidare. L’andare, perché tutti vanno, non porta tanto lontano, soprattutto non ci aiuta a vivere. Un giorno Gesù faceva dei discorsi difficili agli orecchi degli uomini e anche agli orecchi della stessa fede. Pertanto la gente cominciò ad andarsene. Gesù coglie il disagio, l’incertezza dei discepoli e rivolge loro questa domanda, che è un riconoscimento della loro fatica e nello stesso tempo della grandezza della loro libertà: “Volete andarvene anche voi?” Pietro gli risponde: “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna!” Solo chi ti riconosce tutta la libertà merita di non essere abbandonato, di essere seguito. Applichiamo al nostro vi-vere quotidiano! Merita di andare, collaborare, con chi ci vuole liberi, donare la nostra presenza e il nostro servizio a chi mette al primo posto noi, la nostra adesione interiore, la nostra scelta. Se confidiamo sul condizionamento, per paura, perché i più fanno così, per mancanza di coraggio, davvero, il nostro servizio non è un dono e quindi alla fine nemmeno un servizio. Il dono è la grande ricchezza che ci appartiene, privarcene, o consentire agli altri di rubarcelo negandoci la libertà più assoluta, è renderci inutili, togliendoci quello che abbiamo di più prezioso: il cuore. C’è bisogno di te, ne ha bisogno il Signore, la tua comunità, le persone che ti amano e che ami, le varie istituzioni e associazioni, ma il tuo sì deve essere un tuo dono libero, e solo così sarà dono, prezioso e gioioso.
don Gabriele
Domenica 14 luglio 2019 dalle parrocchie di Selva di Cadore, Colle S. Lucia e S. Fosca e Pescul.