Anche sulla preghiera il Papa si è soffermato particolarmente. “Pregare è incontrare il proprio papà, come ci ha insegnato san Paolo. Quando dici papà a Dio, vuol dire che stai andando bene sulla via religiosa. Se pensi che Dio è quello che ti annienterà nell’inferno e se ne infischia della tua vita, la tua religione sarà superstizione”. In sostanza “bisogna imitare i bambini che vogliono che lo sguardo del papà sia su di loro perché questo gli dà sicurezza”. “Pregare significa guardare i nostri limiti, i nostri bisogni, i nostri peccati e dire papà guardami, il tuo sguardo mi purifica, mi dà forza, pregare è entrare con la forza oltre i limiti e l’orizzonte” (Mimmo Muolo).
Splendida questa risposta sulla preghiera. Pregare in modo “cristiano” è entrare in un rapporto di intimità filiale con Dio. Quando pregate dite “Abbà”, Papà (Lc 11, 2). Il pregare vero è rivolgersi a Dio con la confidenza e la fiducia di un bambino che dialoga con il papà. “Pregare significa guardare i nostri limiti, i nostri bisogni, i nostri peccati e dire papà guardami”. Pregare non è tanto questione di parole, di riti, liturgie, quanto di intimità, familiarità, confidenza, fiducia, ascolto e abbandono nell’Abbà”. Pregare in questo modo veramente “ti purifica, ti dà forza, ti fa andare al di là dei tuoi limiti ed entrare nell’orizzonte di Dio”. Grazie papa Francesco per questa bella lezione di cui tu ci dai l’esempio più credibile. La tua serenità e “umorismo”, anche di fronte alle situazioni più tragiche, ne è la dimostrazione più autentica.