Infine la sua vita e i gusti personali. Sulla musica: “Mi piacciono i classici, tanto. E mi piace il tango”. E lo ballava anche perché “un porteno che non balla il tango non è un porteno” (si chiamano così gli abitanti di Buenos Aires). E sugli amici: “Sì, ho degli amici che mi aiutano”, “pochi ma veri” e con loro c’è un rapporto “normale”. Poi ha scherzato: “Non che io sia normale, ho delle mie anormalità ma mi piace stare con gli amici. Io ho bisogno degli amici. È uno dei motivi per il quale non sono andato ad abitare all’appartamento pontificio. Gli altri Papi sono santi ma io non sono tanto santo, ho bisogno dei rapporti umani” (Mimmo Muolo).
Papa Francesco, con molta semplicità e umanità, non ha avuto problemi a confidare anche gli aspetti personali della sua vita privata, chiudendosi in un alone di mistero sacrale come sommo pontefice e confessando di amare la musica e di aver bisogno di amici. Questo suo rivelarsi come uomo comune non ha affatto diminuito la sua dignità pontificale, proprio come il Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, non ha tolto niente alla sua divinità facendosi chiamare “figlio del falegname” o a lavare I piedi degli apostoli. Più bello di così non poteva essere.