L’ottimista non cerca i difetti, cerca i rimedi. L’ottimista non perde tempo a descrivere l’oscurità: si affretta ad accendere una candela. L’ottimista ha lo sguardo lungo: trapassa l’inverno e immagina la primavera. L’ottimista non piange per il seme che marcisce in terra, ma attende fiducioso il maturar della spiga. L’ottimista ha lo sguardo buono; dice: gli onesti non sono morti tutti in Libia (Pino Pellegrino).
Nessuno però nasce ottimista. L’ottimismo non è prerogativa ereditata dal DNA di persone fortunate, ma è la conquista di una educazione positiva che si sforza di vedere non solo la bottiglia mezza vuota, ma che impara a vedere anche quella mezza piena. Per il credente cristiano l’ottimismo nasce dalla certezza che dopo il venerdì santo viene la pasqua, come dopo l’inverno viene la primavera. Bisogna imparare l’arte di Bertoldo che diceva con sicurezza assoluta che dopo la pioggia viene il sole.