Tre quarti di secolo fa la storia d’Italia è ricominciata. Con la riconquista anche formale della libertà e la piena realizzazione della democrazia. Votarono tutti gli italiani e tutte le italiane in quel 2 di giugno del 1946. Ed era la prima volta che accadeva.
Votavano dopo la notte nera della dittatura fascista e l’incubo di una guerra folle che, infine, si era fatta terribile guerra civile. E non ebbero paura di scegliere una via del tutto nuova. Sarebbe stato scritto di lì a poco in Costituzione, ma era già chiaro che da quel giorno non più un re, bensì il popolo sarebbe stato ‘sovrano’ e non come massa indistinta e preda potenziale del retore e uomo forte di turno, ma come fonte collettiva, meglio comunitaria, del potere di fare i governi e di scrivere le leggi. Si chiama democrazia parlamentare e ha ricostruito l’Italia, l’ha fatta crescere e l’ha fatta resistere anche alle peggiori trame, a tristi tradimenti, ad ambizioni arroganti e a calcoli mediocri. Lo sappiamo: 75 anni fa non s’è iniziata la migliore delle storie possibili. Ma è una gran bella storia. Che ha radice nell’intelligenza e nella fede di leader che seppero rappresentare e guidare in direzione libera e sicura un popolo ‘inquadrato’ per un ventennio da un regime totalitario che aveva fatto della nostra terra una patria dell’illibertà, del bellicismo e del razzismo e infine l’aveva ridotta in macerie. È la nostra storia. Ci ha condotto a questo presente, complicato eppure vitale. E in essa è custodito il germe del futuro che possiamo generare e che dobbiamo preparare. La Repubblica siamo noi. E chi sbraita che è solo retorica non se la merita. Ma noi meritiamocela, e meritiamoci l’unità che dobbiamo continuare a fare (Marco Tarquinio).
E il frutto più bello che ci ha regalato questa nostra splendida Repubblica democratica è stata la pace. Mai nella storia della nostra altrettanto splendida Italia c’è stato un così lungo lasso di tempo di pace. Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia era ridotta quasi come la striscia di Gaza dei nostri giorni. “Gran bella storia che ci ha condotto a questo nostro presente” (M.T.) Ora però l’arrivo della pandemia attuale, non ancora del tutto sconfitta, sembra aver arrestato il suo cammino passato e ci avverte, “gridando”, che è necessario abbandonare la così detta “normalità” di prima e iniziare un capitolo nuovo di storia: più rispettosa della natura, più aperta alla vita, più sobria nel consumo delle risorse terrestri, più impegnata a superare le disuguaglianze sociali ed economiche, più attenta alle future generazioni. Se non si intraprende questo nuovo cammino di vita altri “virus” scateneranno altre nuove guerre (pandemie) non solo mondiali, ma globali.