Se il chicco di grano,
caduto in terra,
non muore, rimane
solo; se invece muore,
produce molto frutto”
Giovanni 12, 20-33
Il chicco di grano è Gesù stesso. Come un chicco di frumento, egli è caduto in terra nella sua passione e morte, è rispuntato e ha portato frutto con la sua risurrezione. Questo Vangelo parla anche alla nostra vita e ci dice che se l’uomo non passa attraverso la trasformazione che viene dalla fede, se non accetta la croce, ma rimane attaccato al suo naturale modo di essere e al suo egoismo, tutto finirà con lui, come il seme che non germoglia e rimane solo. Se invece crede e accetta la croce in unione con Cristo, allora gli si apre davanti l’orizzonte dell’eternità. Ci sono situazioni, già in questa vita, sulle quali la parabola del chicco di grano getta una luce rasserenante. I nostri migliori progetti e affetti (a volte lo stesso matrimonio per gli sposi) passano per questa fase di apparente buio e di inverno gelido, per rinascere purificati e ricchi di frutti. Se resistono alla prova, sono come l’acciaio dopo che è stato immerso in acqua gelida e ne è uscito “temprato”. Alla fine, questi chicchi di grano che cadono in terra e muoiono, saremo noi stessi, i nostri corpi affidati alla terra. La parola di Gesù ci assicura che anche per noi ci sarà una nuova primavera. Risorgeremo da morte e questa volta per non morire più.
don Augusto