L’uomo di questi tempi ha fatto molti guadagni, ma ha fatto anche la perdita più grande: quella della meraviglia. Ha perso la capacità di fare “oh” con la bocca e con il cuore che cerca di scappare fuori come un uccello dalla gabbia. Questa perdita è segno di vecchiaia; forse adesso si nasce vecchi (V. G. Rossi).
Maledetta la civiltà che non gode più di un albero perché è “bello”, ma perché è “mio”. Società di affanni e di rumori, basta con la sbornia dell’“avere”; sgànciati dal fare e disfare; stacca la spina dalle urla; trova il tempo di esser felice. Diceva Ingres: “Studiate il bello in ginocchio”. “Studiare il bello in ginocchio”: lo spirito ad elettroencefalogramma piatto avrà un sussulto divino. Abbiamo moltiplicato il rumore, e ci meravigliamo che è scomparso lo stupore? Enorme perdita. Togliere lo stupore è togliere calore, è togliere vita: è diventare freddi e vecchi. Di più: perdere lo stupore è perdere l’Altezza. Ad un certo punto, infatti, lo stupore si inginocchia (P. Pellegrino).
Non so se voi siete d’accordo con quanto scritto sopra, ma io sono d’accordo al 100%. Infatti “non mancano le meraviglie; manca la meraviglia” (Chesterton).