Un tale acquista un appezzamento di terreno pieno di erbacce e sterpi. A forza di fatiche lo trasforma in una bella proprietà. Un giorno il parroco va a fargli visita e si felicita con lui: “Figliolo, tu e il buon Dio avete fatto un ottimo lavoro!”. Sì, risponde il contadino, ma avrebbe dovuto vedere come era prima questo posto quando il buon Dio era il solo ad occuparsene! (Pino Pellegrino).
A prima vista, questo aneddoto sembrerebbe un po’ dissacrante. Invece è quanto mai sapiente e vero. Lo spiego con questo proverbio russo: “Dio ci dà le noci, ma non ce le rompe”. Avete capito certamente. Il Signore ha fatto sovrabbondantemente la sua parte dandoci la terra con tutte le sue potenzialità, ma ha dato a noi umani il compito di coltivarla e farla fruttificare al meglio, senza rapinarla delle sue risorse e per il benessere di tutti… Dio si serve di noi anche per dare la vita ai figli e per ogni altra cosa. Gesù ha voluto aver bisogno dei 5 pani e 2 pesci per moltiplicare il pane. Dio ci dà le noci, ma non ce le rompe. Così agendo ci fa suoi collaboratori, anzi suoi concreatori. Tutte le stupende invenzioni della scienza e della tecnologia, quelle buone si intende, sono creazioni dell’uomo, ma ottenute con l’intelligenza ricevuta da Dio. Quelle nocive (bombe e quant’altro) sono frutto solo della stoltezza dell’uomo che moltiplica le erbacce e gli sterpi di questa terra.