L’epoca più felice della storia a causa dei cambiamenti che hanno accompagnato questi anni:
dalla povertà al benessere,
dalla dittatura alla democrazia,
dall’emigrazione al lavoro in loco,
dal lavoro manuale tutto a mano al lavoro meccanizzato e computerizzato,
dalle case con riscaldamento animale delle stalle alle ville moderne con riscaldamento centrale,
dalla bicicletta agli aerei supersonici,
dalla scuola elementare e per pochi all’università aperta a tutti,
dalla medicina ancora primitiva a quella più sofisticata e miracolosa,
dalla comunicazione a viva voce al telefono, al cellulare, a Skype,
dalla scrittura a mano al computer di ultima generazione,
dal turismo della thuchèra (zucca) ai viaggi intercontinentali e intersiderali,
dalle vacanze per pochi alle ferie per tutti,
dalla media di vita di 70 anni agli 85-90 attuali,
dalle guerre mondiali al più lungo periodo di pace,
dalla Chiesa preconciliare del vaticano II alla Chiesa di papa Francesco,
dalle famiglie ricche di figli come la mia (sono il quinto figlio) alle famiglie così povere di vita dei nostri giorni.
Se non fossi nato allora, oggi non sarei qui a scrivere queste cose. Per tutti questi aspetti io sono convinto di essere nato e vissuto nell’epoca più fortunata e felice della storia e di questo ne sono cosciente e riconoscente a tutti. Ma c’è un rovescio della medaglia: l’inquinamento dell’ambiente, i cambiamenti climatici e fenomeni meteo più disastrosi; la perdita dei valori fondamentali della vita, della famiglia, della moralità; l’imbarbarimento dei costumi che rende problematico e pauroso il vivere sociale. I nostri figli sono nati in un’epoca, da questo punto di vista, peggiore della nostra: con tanto benessere materiale che crea sempre più esigenze e con un’enorme povertà di valori e di certezze che li rende disorientati, insicuri, insoddisfatti; insomma, ben pasciuti, ma infelici.