Pubblichiamo oggi uno scritto un po’ lungo di don Gabriele, ma merita di essere letto per intero per la sua lucidità, per la sua sincerità, per in fatto che, oggi, è sempre più raro trovare persone capaci di vero pensiero e non soltanto di chiacchiere.
Premessa-Postulato
Credere o non credere nell’uomo, e quindi nella vita, in sé stessi? Dalla risposta a questa domanda dipendono la forza e il coraggio dell’impegno.
Il nostro pensiero è soprattutto rivolto ai giovani.
Se si crede nella vita non si cercano le evasioni che alienano ma gli impegni che introducono nella realtà della vita. Se si crede in sé stessi, e la fede nella vita è il supporto indispensabile, ci si sente chiamati ad essere dono e non portati a elemosinare illusioni. Evadere per paura, illudersi per sopportare la vita, alienarsi per non ricordare sé stessi!
Sarebbe più da giovani rischiare per vivere, desiderare la verità per essere liberi, essere sé stessi per donarsi.
La gioia in noi o fuori di noi? La gioia che non ti sarà tolta o è dentro di te o non c’è. La gioia che cerchi fuori, soprattutto quando la riponi nelle cose, ti sarà presto tolta.
Anche l’altro può essere gioia vera solo quando tu sei per lui dono.
Fumo, alcool, droga, sesso, lavoro…
Purtroppo si riscontra nella gioventù, quella più giovane, una ritornata propensione per certe cose, o atteggiamenti.
Ragazzine (14-15 anni) ragazzini con la sigaretta sempre in mano, ragazzi che bevono birra, o super alcolici, ragazzi che si sentono qualcuno solo perché accostano la droga, senza rendersi conto se lo fanno per debolezza, per incoscienza, per emulazione, o per disperazione.
Ragazzi che hanno preso il sesso come gioco superficiale per passare il tempo e “sentirsi” contro l’oblio che li ha derubati dell’esistere.
Ci si può drogare anche di musica, di sport, o di lavoro. A dire il vero ci sembra sempre meno per questi ultimi due aspetti, almeno a livello giovanile, come ci sembra quasi del tutto scongiurato tale pericolo nell’ambito della scuola e degli interessi tipicamente culturali.
Purtroppo anche lo stesso bisogno di compagnia che richiede fatica, impegno e igiene corre il rischio di essere surrogato con le illusioni che si pensano realtà solo perché cercate in gruppo.
Il fumo fa compagnia, l’alcol fa allegria, la droga diventa esperienza trasgressiva comune che fa appartenenza e identità, il sesso rende piccante, e quindi interessante, lo stare insieme che diversamente sarebbe insopportabile al di fuori di un impegno ricco di contenuti.
Non ti propongo
Caro giovane non è proponibile, come alternativa, l’orgoglio per un’azienda quotata in borsa ed è cantata dai cantori dell’economia, dentro alla quale tu, oltre al tempo e alla fatica porti te stesso e solo te stesso perché di tutto il resto sei costretto a spogliarti se vuoi entrarvi, e una volta entrato nudo ti senti privato di ogni difesa e di ogni dignità.
Credo al valore del lavoro perché opera dell’uomo ma non come sostituto meno negativo alle varie droghe del momento.
Non è neppure proponibile la politica come alternativa, se mi usa solo per far diventare grido vincente quello che dovrebbe restare il silenzio di un vuoto che chiede umiltà e di un nulla che domanda e ricerca.
Nemmeno la musica e lo sport possono avere la pretesa di te se ti vogliono solo per distrarti e non per metterti il male. Neanche la religione, esteriorità che copre una carenza di contenuto, non è proponibile.
Credo nella politica come fatica dell’uomo per vivere insieme nella pace, che implica giustizia e solidarietà. Credo nella musica porta aperta alla bellezza del ritmo, dell’armonia e della creatività. Credo nello sport quale passaggio che recupera il corpo all’unità di un essere che nella sua interiorità si percepisce persona.
Credo nella religione che, per scoprire la mia dignità, mi propone la relazione con il tu che me la dona, me la manifesta e me la riconosce.
Giovani, scusateci!
Scusateci, giovani, se la nostra povertà di valori ci ha portato ad assolutizzare valori che assoluti non sono!
Scusateci se vi presentiamo una vita rivestita di menzogna perché la nostra superficialità l’ha resa inaccettabile!
Scusateci i tanti discorsi con i quali vogliamo dimostrare quello che in realtà è altrove!
Scusate le nostre debolezze che contrabbandiamo sotto l’etichetta della libertà! Scusateci lo spazio che non vi diamo condannando la società tutta ad offrire solo i lineamenti di una vecchiaia senza speranza!
Scusateci le nostre divisioni che umiliano l’anelito di amore del vostro cuore! Scusateci le nostre disonestà vere che abbiamo nascosto con la disonestà delle cose per recuperare un perbenismo che voi non capite!
Scusateci i valori che pensiamo manchino solo ai giovani perché noi che li abbiamo perduti ne parliamo spesso!
Scusateci la nostra ipocrisia che ci fa combattere il male solo quando ci scomoda e ci fa paura! Scusate il nostro individualismo egoista che soffoca il vostro desiderio di festa! Scusate i nostri peccati che cerchiamo di nascondere perché ci impediscono di essere testimoni di un vissuto creduto!
Scusateci la nostra indulgenza nei vostri riguardi che presentiamo con il volto del rispetto e del dialogo ma che in realtà è il frutto della nostra mancanza di verità!
Scusate se non vi amiamo ma forse non ne siamo capaci!
Scusate il tempo che non vi diamo per non soffrire il disagio di una conversione che chiede di non essere rinviata!
S.O.S.
Di solito l’allarme lo si lancia per il pericolo che incombe sui giovani. Questa volta vorrei non fosse così. So che fate uso di alcool, di fumo e di droga, e il giudizio di condanna per questi momenti di alienazione è senza possibilità di appello, so che vivete una sessualità banalizzata, e anche qui è inutile la condanna perché il conto che pagate è altissimo, ma non è su questo che voglio sottolineare l’emergenza.
Abbiamo bisogno di verità, di libertà, di amore, di fede, di speranza, di impegno. Hanno bisogno i giovani, ma molto di più gli adulti, la società, la chiesa, il mondo.
Tutti possiamo essere portatori di questa realtà ma più degli altri i giovani.
Giovane, per cortesia, ci dai una mano?
don Gabriele
Dalle parrocchie di Cencenighe e San Tomaso, 1996