Diocesi di Belluno – Feltre
Don Gabriele Bernardi

Lettera di una giovane

L’esperienza di una di noi può essere per tutti termine di confronto

Nessun uomo è un’isola compiuta in se stessa. Ogni uomo è frammento del continente, una parte del tutto, e ci si sente terribilmente soli a non udire mai la voce dell’altro. Il problema fondamentale della vita è quindi questo: “Come riuscire a rompere la propria solitudine e comunicare con gli altri? Come poter trasformare lunghi monologhi in dialoghi con chi ha le stesse esigenze, le stesse angosce, gli stessi miei dubbi e forse attende una mia parola? E se tutto ciò è reso ancor più difficile dal fatto di vivere in un mondo che mi offre tante cose più o meno valide, ma non certo lo stimolo o la spinta ad aprirmi verso gli altri?
Io non so cosa potrà essere la mia vita e che cosa essa dia agli altri; la cosa più essenziale è che dentro di me trovino spazio per esistere una luce e una forza che possano anche nascere nel momento più buio e disperato, ma che mi portino a scuotermi dalla comodità e tranquillità di una vita sempre uguale e mi facciano aprire gli occhi sull’umanità di cui sono parte integrante. Umanità viva, le cui lotte, speranze illusioni e sconfitte, se diventano parte del mio essere, mi arricchiscono, mi fanno apprezzare l’immenso valore che ha ogni minuto della vita ed il volto sempre giovane di essa.
Di fronte ai dubbi e alle sconfitte che di certo non mancano sulla mia strada, questa forza che era tanto grande sembra spegnersi ed io istintivamente mi chiuderei nuovamente in me stessa, lasciando correre l’esistenza mia e quella degli altri su binari paralleli.
Tuttavia cerco di resistere, di reagire e capisco che queste sofferenze e delusioni significano soltanto che nulla mi sarà donato e che devo lottare per conquistare ogni minima cosa, che bisogna giocare la vita per sentirsi vivi. Una vita senza problemi può essere molto più “disperante” di una che in apparenza è angosciosa e piena di errori ma che in fondo, proprio per questo è degna di essere vissuta.
Agire, amare, soffrire, significano vivere.
Se dunque sento il peso della solitudine e cerco la forza per superarla, non la troverò certamente nelle cose, ma in me dando quello che posso con gioia e amore: non sarò più sola e il mondo mi sembrerà pieno di sapore, di senso e di bellezza.


Una di noi

Quello che hai letto è un po’ il volto di una ragazza che ha avuto il coraggio di sbilanciarsi, di togliersi la maschera, perché sente che da sola non riesce a dare spessore alla sua personalità, di dare senso alla sua quotidianità.
Io non voglio rispondere ma solo porre alcuni punti interrogativi ed esclamativi di provocazione. Se vuoi puoi intervenire anche tu, magari con un po’ di più delicatezza di quello che sto per fare io.
“Fare il punto della situazione per continuare, non tanto a tirare avanti, ma a crescere e quindi a Vivere!
Ma tu dove sei? Sei, o ti senti in panne?
Cosa hai fatto in questi ultimi sei o sette anni?
Pensi di trovare da sola la strada?
È importante cercare di cogliere con chiarezza quello che rifiuti per scoprire quello che cerchi?
Solo colui che ama fa l’esperienza del sentirsi amato che lo toglie dalla solitudine!
Non è vero che nulla ti sarà donato! Gli altri con il loro bisogno di te sono già un dono immenso!”
don Gabriele

Dalla Parrocchia di Arabba, 1983.