Diocesi di Belluno – Feltre
Don Gabriele Bernardi

La Comunione è il sigillo dell’appartenenza

Signore Gesù:

il tuo corpo, il tuo sangue a noi dati. Non ci hai donato delle cose, delle semplici attenzioni, delle cure, del tempo, nemmeno dei sentimenti, degli affetti. Ci hai donato il tuo corpo e il tuo sangue. Sono la tua vita per noi, che diventa la nostra. Tu che sei la nostra luce, la nostra forza, il nostro nutrimento, il nostro pane quotidiano. Nel dono di te incontriamo la tua presenza. Una presenza che non verrà mai meno, e per questo, silenziosa, invisibile, nascosta, dolce, consolatrice. Nel tuo dono la misura del nostro dono, di una vita chiamata ad essere vita per gli altri, con te.

Appartenenza

L’appartenenza trova il suo fondamento, la sua gioia nella fiducia che gli altri hanno in noi e che noi abbiamo negli altri. Se viene a mancare questa fiducia, non vogliamo appartenere a nessuno, e non vogliamo che qualcuno ci appartenga. Quando diciamo: “non mi fido” è come dicessimo “non ho e non voglio condividere niente”. Per desiderare di appartenere a qualcuno o a qualche cosa, o che qualcuno o qualche cosa ci appartengano, è indispensabile credere in quel qualcuno o in quel qualche cosa. Ma il credere dipende solo dall’altro, dal suo valore, o dipende anche da me il saper vedere e il saper credere? C’è chi non vede, c’è chi non è capace di credere, e quindi l’appartenenza gli è interdetta. La scelta dovrebbe portarci a prendere non a rifiutare. Scegliere una cosa semplicemente perché non vogliamo l’altra, non è una scelta, ma bensì una non-scelta. Sottolineo quello che non voglio, non quello che voglio. “Scelgo te per dire a lui che non lo voglio”. Evidentemente questo sta ad indicare che non ho, o non trovo più dei riferimenti di orientamento. Ti scelgo perché mi identifico, o scelgo l’altro semplicemente per dire che non mi identifico. Questa mancanza di riferimenti che ci porta all’ incapacità di vivere un’esperienza di appartenenza la possiamo cogliere nella famiglia, nella scuola, nella società, nella chiesa, nella religione, nella politica, ecc. Crediamo di essere liberi, in realtà siamo figli di nessuno. L’appartenenza è dolcezza!

Bontà

Una delle caratteristiche fondamentali della bontà è la gratuità. La bontà non è il risultato di un calcolo interessi, di scambi, di compromessi, di contratti. Alla bontà la calcolatrice non serve. Alla bontà non servono le garanzie. La gioia, il bene dell’altro sono i soli desideri e obbiettivi nella bontà. La bontà dona la gratuità ad ogni cosa. Per questo spesso si esprime con la gratuità del sorriso e del fiore, con la gratuità del linguaggio dei gesti, più che con la “concretezza” del linguaggio delle cose.
don Gabriele

Domenica 3 giugno 2018 dalle parrocchie di Longarone, Igne, Fortogna ed Ospitale di Cadore.