Nette le parole [del Papa] contro la guerra definita “un controsenso della creazione”. È “un problema di categorizzazione”: le guerre, al primo posto; la gente, al secondo. Ne è esempio lo Yemen: “Da quanto tempo lo Yemen soffre la guerra e quanto invece si parla dei bambini dello Yemen?”, domanda il Papa. “Ci sono categorie che importano e altre sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare. Questi non contano, almeno non contano al primo posto” (Mimmo Muolo).
Quante volte il papa ha parlato sulla guerra, sul mercato delle armi, sulla follia dei conflitti in generale? Ma quanti lo hanno ascoltato nei suoi discorsi o letto nei suoi scritti? Nella trasmissione di “Che tempo che fa” ha raggiunto una moltitudine di 7/8 milioni di ascoltatori. Non poteva trovare un pulpito più seguito. Non poteva certo fare, nel contesto televisivo, un discorso più approfondito, ma è stato efficacissimo portando l’esempio dello Yemen, il caso più eclatante della follia della guerra. E soprattutto è stato efficace nel denunciare la “categorizzazione” dei problemi: categorie di serie A sempre in primo piano sulle cronache di TV e giornali, e categorie di serie B (bambini, migranti, poveri, affamati, sempre in basso, gente che non conta nulla e lontanissima dai primi posti).