Diocesi di Belluno – Feltre

Perché non è un castigo di Dio?

Se guardiamo nella Bibbia “i castighi di Dio”, scopriremo che non avevano il compito di punire, ma quello di proteggere, purificare, liberare, correggere, “condurre a sé”. Quelli che uccidono, distruggono, schiavizzano, condannano, sono i castighi degli uomini, quei castighi che gli uomini danno a sé stessi con le loro scelte. È l’uomo che perde sé stesso, e si perde quando perde Dio, mai Dio perde gli uomini, perché mai perde sé stesso, e quando lo fa, lo fa sulla croce, per amore. Quando Dio si “perde”, salva l’uomo, contrariamente all’uomo, che quando si perde, perde sé stesso e perde Dio. Dio caccia dal Paradiso l’uomo per impedirgli di “mangiare” la vita (dell’albero della vita). Dio manda il diluvio per purificare un’umanità che si stava autodistruggendo nel male. Dio distrugge Sodoma e Gomorra, per riportare l’uomo ad un dinamismo di vita che aveva perso. Con le piaghe d’Egitto libera il suo popolo. Dio manda i serpenti per dire al suo popolo che ribellandosi a Lui, non fidandosi di Lui, diventano vulnerabili, mortali. Dio abbandona il suo popolo alla sconfitta, per riportarlo a sé, liberandolo dalla tentazione dell’idolatria. Perché il momento che stiamo vivendo non possiamo chiamarlo castigo di Dio? Perché nel nostro linguaggio il castigo è la pena che si deve pagare per il male fatto. Se Dio volesse davvero castigarci, punirci saremmo perduti. Sarebbe il venir meno della sua fedeltà, della sua onnipotenza, della sua misericordia, il fallimento della sua creazione, l’inutilità della morte di Gesù sulla croce. Quello che stiamo vivendo, forse più che un castigo, non sarà un gesto paterno per proteggerci, per purificarci, per liberarci, per correggerci, per condurci a Lui?

Sto leggendo, un po’ al giorno, gli scritti di don Gabriele Bernardi pubblicati nel volume “La gioia di dare la vita” che trovo bellissimi, di una altissima spiritualità e che ritengo veramente degni di essere conosciuti da tutti, in particolare da chi lo ha conosciuto personalmente. Sono una miniera di riflessioni, di meditazioni, di contemplazioni sgorgate dalla sua mente e dalla sua anima illuminata da una fede convintissima anche se qualche volta travagliata e interrogativa. Questo primo brano l’ho trovato attualissimo per il tempo che stiamo vivendo ancora immersi nella pandemia del coronavirus e sue varianti. Don Gabriele era veramente un’anima contemplativa del mistero di Dio e dell’uomo. Buona lettura!