“No. È il grande inganno, la saggezza dei vecchi.
Non diventano saggi. Diventano attenti”.
È un passo dell’Addio alle armi, scritto nel 1929 dal romanziere americano Ernest Hemingway. L’osservazione è acuta: la saggezza dell’anziano è spesso un luogo comune e non solo perché sovente c’è in agguato l’arteriosclerosi o il rimbambimento. Ci sono, infatti, vecchi stupidi e vacui, anche se sani e in forma. Dopo tutto, chi non ricorda la famosa storia biblica di Susanna e dei due anziani corrotti narrata nel capitolo 13 del libro di Daniele, antesignana della denuncia dello stalking? (Card. Ravasi).
Non sempre la saggezza è proporzionale al numero degli anni. L’età che avanza non porta automaticamente saggezza. La saggezza non è frutto dell’età, ma dall’esperienza della vita e dalla maturità morale di una persona. “Principio della sapienza è il timor di Dio” (Siracide 1, 14). Se in un vecchio non c’è timor di Dio, quel vecchio può diventare come i due anziano corrotti della storia biblica di Susanna. Se invece l’anziano, che ha molto più tempo a disposizione, si fa attento e riflette sulle esperienze della vita e sui fatti del mondo, può diventare, verosimilmente, più saggio di un giovane, che è, normalmente più entusiasta ma meno esperto della vita. “La riflessione ti custodirà e la prudenza veglierà su di te” (Proverbi 2, 11), e ti farà saggio.