Pregare non è tanto ottenere, quanto piuttosto diventare. La preghiera è vera non quando è Dio che sta ad ascoltare ciò che gli domandiamo, ma quando l’orante persevera a pregare fino a quando si mette lui ad ascoltare, e ascolta quello che Dio vuole (Søren Kierkegaard).
Quanto è vera questa affermazione sulla preghiera del grande filosofo danese Kierkegaard. Mai come durante la presente pandemia del coronavirus ho capito quanto è vera. È dall’inizio della pestilenza che tanta, tanta gente, dal Papa Francesco fino all’ultimo orante del mondo, prega perché cessi l’imperversare di questo virus che ha messo in ginocchio l’intero pianeta, con milioni di vittime umane e con un disastro enorme sul piano economico e sociale. E chissà quanta gente si sarà chiesta: “Perché Dio, che è così misericordioso, non ascolta questa universale invocazione dell’umanità intera e non interviene a liberarci da questo male immenso? Dove sta la sua misericordia?”.
Ecco la verità della parola del filosofo: Dio ascolta indiscutibilmente la nostra preghiera, ma non interviene a esaudirla finché noi non ci mettiamo ad ascoltare quello che Dio vuole. Dio vuole che rispettiamo le leggi della natura perché essa ci sia favorevole e amica, ma se l’uomo continuerà a sfruttarla, a inquinarla, a depredarla, la natura continuerà a generare virus letali finché egli non si convincerà ad ascoltare ciò che Dio vuole. Dio vuole il benessere di tutti gli uomini, non il “benessere sconfinato” di alcuni e il “malessere insopportabile” di tutti gli altri. Dio vuole la fraternità e la solidarietà fra tutti i popoli e tutte le razze umane e non la discriminazione e l’oppressione dei più forti sui più deboli, ecc. ecc.
Se dunque si vuole che Dio ascolti la nostra preghiera e fermi l’imperversare del presente virus e impedisca l’arrivo di nuovi virus dalla natura violata, bisogna che noi ascoltiamo la sua parola espressa nelle leggi della natura, nelle leggi della giustizia sociale e nel comandamento della fratellanza universale.