Nell’acqua di uno stagno si specchia il cielo. Ma se vi getti un sasso, l’immagine si romperà in cerchi concentrici e il cielo sparirà (Han Fei).
L’uomo di oggi guarda, ma non contempla, vede, ma non pensa (Eugenio Montale).
Siamo, nella vita, molto attenti a tutto ciò che fa rumore e scompiglia, alle esperienze più immediate e provocatorie. Non sappiamo né contemplare né pensare né approfondire né entrare nel segreto delle cose. Anzi, come lo stagno riflette e rimanda al cielo, così molte realtà o eventi ci spingerebbero verso l’Alto, l’Altro, l’Oltre, ossia verso il mistero e il trascendente, verso il divino (Card. Gianfranco Ravasi).
Gesù direbbe: «Quando voi vedete una nuvola alzarsi da ponente, subito dite: “Viene la pioggia”, e così avviene; quando invece soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così avviene. Ipocriti! Voi sapete discernere l’aspetto del cielo e della terra, ma come mai non discernete questo tempo? (Lc 12, 54-56). «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito» (Proverbio orientale). Oggi potremmo riscriverlo così: “Quando il dito della scienza indica dati reali di questo tempo di pandemia, lo stolto guarda il dito”. Stiamo attenti di non essere come quell’autista che invece di guardare la strada e tutto ciò che le sta attorno, fissa il suo occhio solo al vetro della sua vettura. Come lo stagno riflette e rimanda al cielo, così molte realtà o eventi ci spingono a guardare verso l’Alto, l’Altro, verso il divino.