Diocesi di Belluno – Feltre
Don Gabriele Bernardi

Comunità in cantiere

La parola “cantiere” ci fa venire in mente un luogo con impalcature, mattoni, sabbia e cemento. Don Gabriele approfitta proprio di questo nostro immaginario per dire come si fa a costruire una comunità, che è la casa da edificare. Occorrono dunque i mattoni, che siamo noi; e poi occorre la sabbia e il cemento che, amalgamati con l’acqua, sono in grado di legare tutti i pezzi in una costruzione tanto stabile quanto ardita. Ma che cos’è il cemento delle nostre comunità? Che cosa svolge la funzione di “legame” in grado di tenere uniti i mattoni della nostra casa comune? La risposta di don Gabriele è chiarissima: è l’amicizia vera. E di amicizia non ce n’è mai abbastanza!

Amicizia: mai abbastanza!

La comunità che non costruisce amicizia non è comunità.
Ciò che non realizza comunità non solo non è utile all’uomo, ma gli è fatalmente dannoso. Senza paure, senza tabù e senza mezzi termini, nella valutazione di ogni cosa, potremmo porci questa domanda: “Favorisce la comunità?”. Se la risposta è, sì, possiamo concludere senza esitazione che la cosa è buona, se la risposta è, no, con altrettanta sicurezza e fermezza possiamo concludere che la cosa è cattiva o quantomeno inutile e insignificante. Per l’uomo, lavorare per produrre cose inutili e insignificanti è già un grande male, un grande svilimento della sua dignità.
Se la tua opera, il tuo lavoro, la tua presenza, i tuoi sentimenti, il tuo sapere, le tue cose, la tua persona non realizzano amicizia per te e per gli altri, stai perdendo il tuo tempo, stai mettendo le fondamenta al tuo fallimento personale che è il peggiore di tutti, l’unico in fondo che non perdona.
Di amicizia non ci si stanca mai, e con l’amicizia vera non si riesce a stancare nessuno. L’amicizia infatti è sempre vita, sia per chi la dona che per chi la riceve.
Dice il proverbio: “Chi trova un amico trova un tesoro!”, e la sua verità consiste nell’aver trovato, intuito, almeno in parte, il segreto della vita. Segreto che il più delle volte ti rivela il senso, la verità profonda, le dimensioni di grandezza e di bellezza della tua esistenza.
Quanto sono squallide certe attività che neanche presuppongono il discorso “amicizia”, quanto sono sterili e dissolventi certe associazioni o gruppi che nelle loro mete non danno un posto sufficientemente ampio all’amicizia, come diventa insipido l’uomo che crede di saper abbastanza di amicizia e, come è morto colui che pensa di non averne bisogno, di essere arrivato!
Come diventa urtante e fastidioso un cristianesimo che, nel suo proporsi, sia nei contenuti che nel metodo, sia nella teoria che nella pratica, non sappia lodare, annunciare, offrire, realizzare e vivere l’amicizia come terreno dove poter coltivare la presenza di Dio nel mondo e come strumento con il quale arrivare al Creatore nell’obbedienza, nella fedeltà e nella lode che si confonde con la contemplazione.
Da qualunque parte tu stia, qualunque lavoro tu faccia, chiunque tu sia, se non credi nell’amicizia, se non la cerchi, se non la ami servendola in te e negli altri, tu stai uccidendo l’uomo. Tu stai uccidendo l’uomo e con lui uccidi Dio che nell’amicizia con l’umanità ha scritto la Vita.

don Gabriele

Parrocchia di Arabba, 1984