Cantiamo alleluia, fratelli e sorelle, con la voce e con il cuore, con la bocca e con la vita: questo è l’alleluia gradito al Signore. Lassù canteremo alleluia e anche quaggiù cantiamo alleluia, ma qui lo cantiamo nella preoccupazione, lassù nella pace sicura; qui come morituri, lassù come eternamente vivi; qui nella speranza, lassù nel possesso raggiunto; qui l’alleluia della strada, lassù l’alleluia della patria. Canta come cantano i viandanti: canta e cammina! Non per cullare l’inerzia, ma per sostenere lo sforzo. Canta e cammina! Senza smarrirti, senza indietreggiare, senza fermarti. Canta e cammina” (S. Agostino).
Siamo alla fine di un anno vissuto nella “preoccupazione” della pandemia che ci ha fatto soffrire paure e lutti. Anche un anno che si chiude può essere motivo di tristezza: “Ohimè! Un anno di vita in meno da vivere, sono diventato più vecchio di un anno!”. Se si guarda solo il mezzo bicchiere vuoto non si canterà mai l’alleluia né con la voce e tanto meno con il cuore. Il grande santo Agostino sapeva vedere il bicchiere non solo mezzo pieno, ma con l’occhio della fede, vedeva, con assoluta certezza, il bicchiere stracolmo di futuro e così poteva cantare gioiosamente l’alleluia della strada che porta alla patria e con questo messaggio, grida, in questo finir dell’anno, anche a me e a te: “Canta e cammina!”.