Due sono le forze motrici fondamentali dell’umano: la paura e l’amore. Quando abbiamo paura, fuggiamo dalla vita; quando invece siamo ispirati dall’amore, ci apriamo a tutto ciò che la vita ha da offrire con passione, entusiasmo, e anche con la capacità di soffrire per amore. Questo è il piccolo segreto che viene svelato in questo brano illuminante.
Signore,
fammi sentire i tuoi inviti. Aiutami a incontrare, riconoscere, ascoltare e obbedire ai tuoi servi. Donami lo Spirito che mi apra la mente e il cuore alla presenza del tuo regno. Non permettermi di dire di no, non permettermi di rovinare la festa con il mio rifiuto, con la mia violenza, con la mia mancanza di dignità. Signore, tu sei la mia festa! Tu sei il mio sposo, lo sposo di questa terra, di questa umanità. Con te il banchetto è sempre pronto, con te la vita è una festa di nozze. Voglio esserci, indossando l’abito della festa, l’abito dell’amicizia, l’abito della gioia. Perché voglio rinunciare a tutti i miei affari perché perdendo te perderei tutti gli affari.
Triste: avere paura della vita
La paura l’abbiamo per le cose che non conosciamo. Abbiamo paura della vecchiaia che non conosciamo. Paura dei potenti che non sappiamo cosa cercano, e quanto dipende da loro la nostra vita. Paura della malattia o del dolore che ci rendono estremamente deboli, e quindi sconosciuti a noi stessi. Paura della povertà che toglie sicurezza. Paura della novità, che per sua natura non ci appartiene e non conosciamo. Paura di un esame, che in fondo pronuncia un giudizio mettendoci dei contorni che sentiamo non nostri o non veri, perché ci rubano la dimensione misteriosa del nostro essere. Tutte queste paure, e molte altre, sono esperienze abbastanza naturali. Ma avere paura della vita che è il frutto di un dono, una possibilità di dono che ci viene offerta, è una esperienza tanto triste. Mi riferisco alle paure che abbiamo dei bambini. Li vediamo a volte come dei rivali, mentre sono la nostra grande occasione di vita. Paura soprattutto dei ragazzi e dei giovani, perché non li conosciamo e li pensiamo incapaci di dialogo, ma ben capaci di giudizio, di violenza, di ricatto. I bambini ci permettiamo di ignorarli perché sono deboli, ai ragazzi non sappiamo più dire di no per paura dei loro ricatti, e i giovani li ignoriamo perché abbiamo paura del loro rifiuto. Che triste! Sono loro la vita. E noi abbiamo paura!
Cantiere
Il cantiere ha bisogno di avere un padrone per essere tale. Immaginiamo il nostro paese come un cantiere. Ha bisogno di essere un cantiere per vivere e il cantiere ha bisogno di appartenere a qualcuno per essere vivo. Senza un’appartenenza, risulta un cantiere abbandonato e il paese andrà inesorabilmente alla deriva. Il tuo paese ha bisogno più di ogni altra cosa “di essere tuo”, di sentirsi tuo. Ha bisogno che tu gli appartenga, che tu ti senta suo. È una reciproca appartenenza fondamentale.
don Gabriele
Parrocchie di Longarone, Igne, Ospitale di Cadore e Fortogna, 2014.