Colpisce una parolina alla fine di questo scritto di don Gabriele: “malizia”. Ebbene, provo a dire quello che, credo, volesse dire: il suo è un ripetuto, continuo, insistente, invito al Signore a guardarci. Ma, in realtà, è come se don Gabriele scrivesse, a nome di Dio, una lettera a noi: invitandoci ad aprire gli occhi, a guardarci di più, ad accorgerci che ci siamo, come siamo, quello che facciamo. Apriamo gli occhi! Ecco, questo è il senso di quella piccola “malizia” con cui il Signore cerca un modo per raggiungerci, oggi, con il suo amore. Certo, sotto mentite spoglie.
Sai che non mi piace scrivere, Signore, ma lo faccio perché mi pare che così tu possa avere modo di capirmi meglio ed io di avere la garanzia che non ho dimenticato nulla, che mi sono spiegato. Ripetersi è sempre umiliante e può risultare fastidioso per chi ascolta. Lo scritto invece resta, se interessa, lo si può sempre andare a rivedere, esprime, visualizza una storia sulla quale chiunque può inserirsi.
Che cosa ho da dirti? Niente di importante, credo! Che cosa voglio? Niente! Perché ti scrivo? Perché vorrei invitarti a guardare. Meglio, perché voglio essere sicuro che tu guardi.
Guarda quello che vuoi, ma guardaci! Abbiamo bisogno che tu ci guardi, abbiamo bisogno di sentirci guardati. Sorridi, se vuoi, ma guardaci! Arrabbiati, rimproveraci, castigaci se lo ritieni opportuno, commuoviti, parla o resta pure in silenzio, ma guardaci! Attendi o intervieni, agisci o lascia pure fare, ma guardaci! Scuotici, chiamaci o lasciaci nelle nostre abitudini, liberaci o abbandonaci anche alle nostre contraddizioni, divertiti, goditi oppure soffri e patisci, ma guardaci! Fingi di dimenticarci, ritira i segni della tua bontà, nascondici la bellezza del tuo volto ma guardaci!
Perché dovresti guardarci? Perché anche il solo saperci guardàti ci dà sicurezza. Perché il tuo sguardo ci guida, ci dà forza. (Con malizia). Se ci guardi non resterai estraneo. Siamo sicuri che interverrai e la tua azione sarà per noi salvezza, liberazione, amore, vita.
Dove devi guardare? Se ti piace guarda con me, quello che sto guardando io. Guarda le nostre montagne, guarda le nostre nevi, guarda i nostri prati, guarda la nostra valle, guarda le nostre strade, guarda le nostre case, guarda i nostri bar! Non hai trovato niente che abbia attirato la tua attenzione? Guarda le nostre scuole, guarda le nostre chiese, guarda i nostri laboratori, guarda i nostri alberghi, guarda le nostre auto, guarda le nostre stalle! Hai trovato? Sì stai guardando quello che sto guardando io! Ora, Signore, guardalo bene! Ti prego, fermati e continua a guardare! Non dire niente! No, non parlare! Il sapere che guardi con me quello che sto guardando io, mi basta. Grazie!
Con malizia!
don Gabriele
Dalla parrocchia di Arabba, 1986.